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Cyberbullismo

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Per denominare le azioni aggressive e intenzionali, eseguite persistentemente attraverso strumenti elettronici (sms, mms, foto, video clip, e-mail, chat rooms, istant messaging, siti web, chiamate telefoniche), da una persona singola o da un gruppo, con il deliberato obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi, è stato recentemente proposto il termine “cyberbullismo”

In preadolescenza e adolescenza il gruppo dei pari è importantissimo. Diventa il metro di paragone con cui confrontare il proprio comportamento e il proprio modo di essere. Essere esclusi da qualsiasi gruppo, venire presi costantemente in giro per caratteristica fisica o psicologica o per un errore che si è compiuto può far soffrire molto i ragazzi.

Se queste prese in giro, offese, parole e immagini degradanti vengono condivise in rete allora abbiamo un’amplificazione del malessere. Centinaia o migliaia di persone possono vedere e leggere ciò che gli altri pensano di me e se cliccano MI PIACE, condividono o commentano con frasi simili, beh allora significa che possono avere ragione. Probabilmente è vero che non merito di stare assieme agli altri, che non merito amici, che non merito qualcuno che ricambi il mio amore. Potete immaginare a questa età cosa possa significare tutto questo? Significa solitudine, isolamento, profondo disagio, depressione. Il cyberbullismo è un fenomeno che è bene conoscere come genitori, insegnanti, educatori.

A differenza di quanto accadeva nel tradizionale bullismo in cui le vittime, rientrate a casa, trovavano, quasi sempre, un rifugio sicuro, un luogo che le proteggeva dall’ostilità e dalle angherie dei compagni di scuola, nel cyberbullismo le persecuzioni possono non terminare mai. I cyberbulli, sfruttando la tecnologia, non più vincolati da limiti temporali (la durata della giornata scolastica) e geografici (la presenza fisica degli studenti in un determinato luogo), possono “infiltrarsi” nelle case delle vittime, perseguitandole, 24 ore su 24, con messaggi, immagini, video offensivi, i cui effetti risultano amplificati rispetto alle tradizionali prepotenze. Va aggiunto che, se nel bullismo off line i bulli sono studenti, compagni di classe o di scuola con i quali la vittima ha costruito una relazione, i cyberbulli possono essere degli sconosciuti oppure persone note che on line si fingono anonime o che sollecitando l’inclusione di altri “amici” anonimi, rendendo impossibile per la vittima risalire all’identità di coloro con i quali sta interagendo. Inoltre la percezione di invisibilità ed anonimato presunta, perché ricordiamo che ogni computer o telefonino lascia una traccia durante il funzionamento, stimola nei cyberbulli un’alta disinibizione al punto da manifestare comportamenti che nella vita reale probabilmente eviterebbero di mostrare. Ricordiamo, a questo proposito, che nel tradizionale bullismo è invece più facile riscontrare una media disinibizione, sollecitata dalle dinamiche del gruppo classe e dai meccanismi di disimpegno morale.

Rispondendo appieno a quella moderna logica narcisistica che detta l’importanza del mostrarsi e del far parlare di sé ad ogni costo, può anche, però, accadere che i cyberbulli decidano di rendersi visibili (pensiamo a quanti pubblicano su un proprio blog, video, immagini, scritte offensive nei confronti di compagni di classe o docenti, magari chiedendo ai navigatori di commentarli e votarli). In entrambi i casi, comunque, di visibilità o invisibilità, l’assenza di feedback tangibili da parte della vittima – “Io non posso vedere te”!, ostacola la comprensione empatica della sofferenza molto di più di quanto avviene nel tradizionale bullismo, dove il prepotente, per un freddo tornaconto personale, il bisogno di dominare nella relazione, non presta attenzione ai vissuti dello studente vessato, ma ha chiara consapevolezza degli effetti delle proprie azioni.

Chiarito il rapporto tra cyberbullo e cybervittima, approfondiamo, ora, il ruolo degli spettatori, quegli studenti, cioè, che assistono alle vessazioni on line e che a differenza di quanto accade nel tradizionale bullismo nel quale sono quasi sempre presenti, incoraggiando e fomentando i comportamenti prevaricatori dei più forti, nel cyberbullismo possono essere assenti, presenti, conoscere la vittima o ignorare la sua identità. Se presenti, possono assumere una funzione passiva (se si limitano a rilevare, nelle proprie E-mail, SMS, Chat, atti di cyberbullismo diretti ad altri) o attiva (se scaricano – download – il materiale, lo segnalano ad amici, lo commentano e lo votano), diventando, di fatto, dei gregari del cyberbullo o cyberbulli essi stessi. Il contributo attivo può essere fornito su sollecitazione del cyberbullo stesso  “reclutamento volontario” oppure, su spinta autonoma, senza, cioè, aver ricevuto specifiche ed espresse richieste “reclutamento involontario”.

Per quanto riguarda la stabilizzazione del ruolo sociale ricoperto dallo studente, alcune ricerche hanno evidenziato che mentre nel bullismo solo il bullo, il gregario e il bullo-vittima (vittima provocatrice) agiscono prepotenze, nel cyberbullismo, chiunque, anche chi è vittima nella vita reale o ha un basso potere sociale, può diventare un cyberbullo. E’ bene però precisare che molte cybervittime sono anche vittime di bullismo tradizionale e molti cyberbulli sono anche bulli nella vita reale.

Infine, importanti differenze tra bullismo e cyberbullismo, sussistono nella possibilità di “reclamizzare” i comportamenti vessatori: mentre le azioni bullistiche vengono generalmente raccontate ad altri studenti della scuola in cui sono avvenuti i fatti o ad amici frequentanti scuole limitrofe, restando, di fatto, abbastanza circoscritte nello spazio, il materiale cyberbullistico può essere diffuso in tutto il mondo e, soprattutto, è indelebile: ciò che viene pubblicato su internet non è, infatti, facilmente cancellabile. Aggiungiamo, poi, che anche quando il materiale offensivo non viene caricato in rete (update), comunque i cyberbulli possono, attraverso i programmi gratuiti “peer to peer”, trasferirlo on line, autorizzando, persone conosciute o sconosciute, ad operare il download dal proprio computer. Possibilità che contribuisce a rendere sempre più difficile, attualmente diremmo impossibile, arginare il fenomeno.

 



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