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Quando dare lo smartphone ai figli?

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Alcuni genitori sono assolutamente contrari all’uso dei cellulari, altri (in realtà la maggior parte) lo comprano ai figli anche in età precoce in modo da non farlo/a sentire escluso dal gruppo o in modo da rispondere a bisogni pratici.
È chiaro che oggigiorno il cellulare è diventato un simbolo all’interno delle nuove generazioni (e non solo, diciamocelo!), uno strumento di aggregazione, per cui chi non ce l’ha in adolescenza può sentirsi effettivamente escluso.
Molti genitori non sanno, però, che il cattivo uso dello smartphone può comportare seri problemi psicologici e legali, poiché attraverso di esso si possono compiere vari atti lesivi della dignità propria e altrui, anche inconsapevolmente, dando così vita a fenomeni di cyberbullismo, sexting, condivisione di materiale privato ecc.Non è più possibile allora, in quanto genitori moderni, mettere la testa sotto la sabbia e decidere di non informarsi su ciò che uno smartphone può fare.
“dare uno smartphone a un preadolescente è come abbandonarlo da solo in un punto della città che non conosce e chiedergli di ritornare a casa. Nella maggior parte dei casi, dopo qualche emozione e molta fatica, riuscirà a tornare sano e salvo. Tuttavia, in qualche caso, potrebbe fare delle esperienze non gradite che possono segnarlo per sempre” (Riva, 2019).
O, se volete un altro paragone, è come dare il motorino a vostro figlio senza prima avergli permesso di frequentare la scuola e prendersi la patente.
Negare lo smartphone non è una buona soluzione. Troverà comunque il modo per poterlo utilizzare attraverso i compagni o di utilizzare i social mediante pc o tablet.
Ciò che invece ha senso fare è offrire lo smartphone “sbloccando” alcune funzionalità un po’ per volta, anche in base all’età e/o alla sua maturità.
Se il cellulare viene fornito ad un bambino della scuola primaria (6-10 anni) ha senso che possa essere in grado solo di telefonare, per poi passare qualche anno più tardi a uno smartphone che però sia ancora privo di connessione internet (ricordo infatti che cellulare e smartphone non sono la stessa cosa).
Successivamente potrà avere lo smartphone con connessione internet ma senza account social, per poi arrivare ai social media (Instagram, Whatsapp, Facebook ecc.) solo quando il figlio ha l’età e le competenze richieste.
Ricapitolando i passaggi possono essere
– Cellulare in grado solo di telefonare (no smartphone)
– Smartphone senza connessione internet
– Smartphone con internet ma senza app social
– Smartphone con social.
Questi step non vengono suggeriti a caso, infatti:
Lo sapevi che l’età minima per iscriversi a Whatsapp è 16 anni mentre per gli altri social (Instagram, Facebook ecc.) è 13 anni?
Queste limitazioni esistono per un motivo e sono state dichiarate dalle stesse piattaforme social.
Chiaramente questi passaggi che ho elencato avverranno sotto la supervisione del genitore che sarà in grado di spiegare al figlio lati positivi ma anche limiti e pericoli delle singole app.
Tu genitore dovrai, infatti, fornire delle spiegazioni su cosa è bene fare o non fare con Whatsapp e i vari social, dovrai aiutarlo a capire che è sbagliato scrivere o commentare in un certo modo, essere offensivi, pubblicare certe foto o dati personali sui social.
La questione non fa appello solo al buon senso dell’adulto, ma è sua diretta responsabilità essere consapevole del modo in cui il figlio usa lo smartphone.
Ecco perché offrirgli la possibilità, di rendersi pian piano cosciente e responsabile delle sue azioni digitali attraverso questi step sembra la soluzione più consona e gestibile anche per la famiglia stessa.
Perciò, ricapitolando, le regole base sono essenzialmente due: essere genitori informati e procedere all’uso dello smartphone attraverso degli step, monitorando il figlio di tappa in tappa e aiutandolo a rendersi autonomo.
Se vuoi approfondire il tema consulta il mio libro “Educare insieme nell’era digiltale” dove troverai preziosi consigli su come gestire le nuove tecnologie con i figli.



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