Quale socialità si sviluppa nelle comunità online
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La disgrafia è un disturbo specifico di apprendimento del gesto grafico, che si manifesta come una difficoltà a riprodurre graficamente sia i segni alfabetici, sia quelli numerici. Alcuni autori definiscono la disgrafia “disprassia o aprassia della scrittura”, ovvero individuano in essa un disturbo degli aspetti strettamente motori della scrittura. In questa accezione si considera specifica del disturbo l’attività motoria prassica manuale e non sono di per sé interessate le regole ortografiche e sintattiche, sebbene possano influire negativamente su tali acquisizioni per le difficoltà secondarie nella rilettura e nell’autocorrezione. Questa distinzione è necessaria e importante, non solo ai fini diagnostici, quanto piuttosto per individuare il percorso riabilitativo e rieducativo più efficace.
Per questo è necessario considerare dapprima l’insieme dei disturbi del linguaggio scritto che interessano tutte e tre le aree, le quali devono essere ben distinte nel percorso diagnostico e valutativo:
Concentriamo la nostra attenzione sulla disgrafia che non riguarda gli aspetti linguistici della parola scritta, ma interessa specificamente le componenti motorie e visuo-spaziali. In quanto Disturbo Specifico dell’Apprendimento, per definizione, può essere diagnosticata in un bambino intelligente che non presenta patologie neuromotorie, sensoriali o disturbi primari della sfera emotiva-affettiva. Inoltre, deve essere distinta dal rtardo di apprendimento della scrittura che si manifesta in taluni bambini “immaturi” oppure con disabilità cognitive o che non hanno avuto adeguate opportunità educative.
Molti autori, sono oggi concordi nell’individuare, in senso generale, delle caratteristiche in base alle quali si può parlare di disgrafia che influiscono sui criteri indicati di velocità, leggibilità e qualità della grafia che caratterizzano l’acquisizione del processo di scrittura. In relazione alla qualità nella riproduzione dei grafemi, il bambino disgrafico può presentare: